Dagli USA la lezione di JCPenney. Piccolo è bello.
JCPenney, la catena di grandi magazzini americani con 872 sedi in 49 stati degli Stati Uniti per una GLA totale di 30 milioni di metri quadrati, con dimensioni medie dei punti di vendita a poco meno di 33.000 metri quadrati, ha dichiarato che chiuderà almeno tre negozi quest’anno – e probabilmente di più – sulla base di una valutazione in corso sulla resa dell’intera rete.
La dirigenza del retailer americano sta anche facendo valutazioni approfondite sul taglio dei negozio che appaiono essere di una superficie troppo ampia rispetto alle nuove esigenze della clientela, con ciò avvicinandosi al format del suo diretto concorrente Kohl’s .
Infatti, Kohl’s, uno dei suoi più grandi rivali – ha ridotto sensibilmente le superfici di molti dei suoi punti di vendita, anche se la maggior parte erano già più piccole di un tipico JCPenney.
Tuttavia potrebbe essere molto più difficile per JC Penney ridurre i negozi alla dimensione desiderata senza perdere in resa, diversamente da Kohl.
Il retail torna a misura di consumatore,
per costrizione
non per scelta.
Al momento la direzione di JC Penney “preferisce superfici intorno ai 20.000 metri quadrati ” un compromesso che consenta di mostrare tutta la sua merce senza avere spazio in eccesso.
La società ha aperto un nuovo concept store a Brooklyn in uno spazio di 22.000 metri quadrati e recentemente se n’è affiancato un secondo. Anche con questo ingombro ridotto, JC Penney è stata in grado di ospitare sia una boutique Sephora che uno showroom di elettrodomestici nel negozio.
Paradossalmente sembrerebbe che l’evoluzione del retail, accelerata dalla crescita dei merchant online, stia portando i grossi operatori a ripensare gli spazi commerciali a misura del cliente.
Il retail come lavoro, oggi, nato da una passione che arriva da lontano. Una drogheria della vecchia Milano, dagli alti scaffali in legno ed una coppia di anziani gestori che di ogni cliente conoscevano il nome, il cognome e da quanti giorni non li visitavano.
Un bambino che passava ore come ospite tra i profumi di cioccolato in blocchi immersi in imponenti barattoli di vetro e le confezioni in esposizione di talco Roberts.
Una campanella in ottone ed un avviso sonoro ad ogni ingresso che ricordavano di una opportunità da cogliere ed una pedana retrobanco in legno da calpestare.
In fondo nulla si estingue, cambiano solo i materiali …
Oggi mi occupo di consulenza e sviluppo format per diversi operatori retail (con una specializzazione sul Food Retail) e Real Estate Commerciale. Rivolgo i miei servizi ad aziende e manager che vogliano sviluppare la propria rete in Italia e sui mercati esteri, con la puntigliosità da chi ha maturato una esperienza importante in ambito industriale: dove la programmazione è il fulcro su cui basare la crescita di un progetto e l’attenzione ai dettagli non è un accessorio da banco.
Da ormai diversi promuovo l’ibridazione tra fisico e digitale, sia in ambito progettuale ed architettonico che nella proposta di avvicinamento ed interazione con gli utenti ed appassionati dei brand.