La ri(n)voluzione di Amazon inizia dal fisico.

Nell’evoluzione del mercato retail tradizionale, quello solido legato al mattone e dell’investimento immobiliare, non può non rimanere coinvolto uno dei player che questo stesso mercato ha contribuito a rivoluzionare ed a ribaltare .

Si parla di Amazon appunto, trascinato a sua volta e non imperturbabile ed immutabile nel contesto di una rivoluzione commerciale sempre più frenetica ed aggressiva.  
Se fino a qualche semestre fa appariva dunque Amazon l’unico operatore in grado di soddisfare le mutate esigenze del consumatore moderno e digitale, proprio l’esuberanza del colosso fondato da Jeff Bezos è stata stimolo per lo svecchiamento dei modelli di business di alcuni dei più importanti operatori della distribuzione tradizionale quali ad esempio, ma non solo, Walmart, Target, Macy’s che del colosso del commercio online apparivano essere le vittime sacrificali.

Il modo in cui Amazon affronterà le sfide imposte dai suoi nuovi e ritrovati competitor, provenienti dal retail fisico oppure nativi digitali, determinerà gli equilibri e lo scenario futuro a cui il consumatore potrà solo assistere passivamente.  Mentre in Italia si dibatte della chiusura o meno dei negozi all’interno dei centri commerciali nei giorni festivi, negli Stati Uniti gli strumenti di misura della crescita sono correttamente affidati all’analisi finanziaria, quale ad esempio i bilanci delle aziende o gli indici di borsa.
Un aspetto da non sottovalutare quando si parla di Amazon è che ben il 69% del proprio fatturato, analizzando i dati del 2018, proviene dalle vendite online mentre il rimanente da attività di advertising  e servizi cloud ed è in questa quota che provengono i profitti di maggior rilievo.

Così mentre Amazon annuncia agli investitori, settimana scorsa che le vendite nel 2018 sono aumentate di un 18 % YOY (anno su anno), questo è il primo segnale di una drastica frenata del colosso online che aveva abituato il mercato a performance ben superiori, quali il +42% dell’anno precedente.
Significativo che i segnali negativi arrivino dalla distribuzione in Nord America, il mercato domestico ma soprattutto il mercato in cui i competitor hanno saputo guardare alla sfida di Bezos come una opportunità sulla quale definire un nuovo sistema di interazione con il cliente. Una vera multicanalità ed un approccio versatile alla propria utenza sono le armi che Wallmart, Target e Macy’s, ma non solo, hanno affinato e che sembrano coinvolgere i consumatori più di quanto l’impersonale esclusivo acquisto online sembra poter fare al momento; ne è la prova l’analisi di alcuni dati che riportano un calo delle vendite nel periodo festivo per Amazon, che coincide con un aumento del 6 % di media nei negozi fisici e del 29% sulla piattaforma online per Macy’s .

Ciò che appariva un vulnus deficitario per il retail tradizionale, l’essere legato a degli spazi fisici (immobili) con tutte le negatività che analisi di parte filo-digitali andavano reclamando, si scopre ora essere lo strumento cardine su cui il commercio tradizionale sta lacerando la pelle del Ciclope. Un reale incrocio tra spazio fisico e vetrina online è il veicolo con cui mantenere e fidelizzare il consumatore che dal mondo digitale non riceve quegli stimoli sensoriali al momento ancora decisivi in molti gradi del processo di acquisto.

La sola acquisizione di Whole Food non basterà ad Amazon per ricavare informazioni e dati, necessari ad intercettare la sua clientela target, poiché proprio l’eccessiva capacità predittiva si dimostrerà essere il limite di un sistema nel quale l’essere umano e le sue emotività giocano un ruolo imprescindibile.
Amazon acquisirà una nuova catena per affrontare i suoi rivali sul loro terreno? Difficile perché sarebbe una battaglia i cui esiti sono facilmente prevedibili e non vedrebbero certamente vincente una azienda che ha la propria riconoscibilità proprio nella riduzione al minimo dei costi di servizio grazie ad una rimodulata visione del rapporto B2C .
Quale sarà il futuro del retail? Inutile improvvisarsi novelle Cassandra, meglio piuttosto focalizzarsi su quali siano le risorse a disposizione dei retailer ancora in salute ed ambiziosi di consolidarsi (non solo di sopravvivere) in un mercato nel quale le competenze e la capacità di innovarsi all’interno di ‘’spazi’’ accessibili saranno le chiavi vincenti per l’affermazione dei propri brand.
Perché mentre guardiamo ad ovest, lasciamo scoperto il fianco destro ed Alibaba è già oggi il primo retailer al mondo, ed il più moderno.

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