Coca Cola si è fatta il caffè – Acquisita Costa Caffe per $ 5,1 Miliardi
Coca-Cola ha raggiunto un accordo definitivo per l’ acquisizione di Costa Limited , che ha sede nel Regno Unito e ha attività in gran parte dell’Europa, Africa, Medio Oriente e Asia-Pacifico. Salvo il soddisfacimento delle consuete condizioni di chiusura, prevediamo che la transazione si chiuderà nella prima metà del 2019.
Perché Costa? E perché adesso? Il caffè è una delle categorie di bevande a più rapida crescita al mondo, con il 6% di incremento annuo nei consumi fuoricasa. È anche una categoria con molti elementi diversi, dai distributori automatici alle caffetterie, dalle macinature al prodotto in packaging e alle capsule.
In breve, il caffè è un grande business con molti formati.
È anche un business notevolmente frammentato.
Nessuna azienda al mondo ha una solida posizione su tutte le i settori declinati al caffè.
E questo include(va) Coca-Cola che a parte la linea di caffè Georgia in Giappone non ha un ampio portafoglio globale in questa categoria in crescita ed ecco che Costa è una opportunità per Coca-Cola di aggiungere una piattaforma di caffè globale che andrà ad integrare il sistema esistente.
Costa è una piattaforma con una grande catena di fornitura di caffè, una torrefazione di livello mondiale, una forte presenza al dettaglio e un sistema di distribuzione automatica. Costa ha punti di forza in molti paesi e in molti canali di distribuzione chiave del business del caffè.
L’azienda ha 2.121 ristoranti nel Regno Unito, oltre 6.000 distributori automatici di Costa Express e altri 1.280 punti vendita all’estero (di cui 395 in Cina
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Quindi, Coca-Cola e Costa hanno attività straordinariamente complementari. Costa offre a Coca-Cola le migliori opportunità per creare valore nel caffè.
Il retail come lavoro, oggi, nato da una passione che arriva da lontano. Una drogheria della vecchia Milano, dagli alti scaffali in legno ed una coppia di anziani gestori che di ogni cliente conoscevano il nome, il cognome e da quanti giorni non li visitavano.
Un bambino che passava ore come ospite tra i profumi di cioccolato in blocchi immersi in imponenti barattoli di vetro e le confezioni in esposizione di talco Roberts.
Una campanella in ottone ed un avviso sonoro ad ogni ingresso che ricordavano di una opportunità da cogliere ed una pedana retrobanco in legno da calpestare.
In fondo nulla si estingue, cambiano solo i materiali …
Oggi mi occupo di consulenza e sviluppo format per diversi operatori retail (con una specializzazione sul Food Retail) e Real Estate Commerciale. Rivolgo i miei servizi ad aziende e manager che vogliano sviluppare la propria rete in Italia e sui mercati esteri, con la puntigliosità da chi ha maturato una esperienza importante in ambito industriale: dove la programmazione è il fulcro su cui basare la crescita di un progetto e l’attenzione ai dettagli non è un accessorio da banco.
Da ormai diversi promuovo l’ibridazione tra fisico e digitale, sia in ambito progettuale ed architettonico che nella proposta di avvicinamento ed interazione con gli utenti ed appassionati dei brand.
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