Il declino del negozio fisico
Immagino il giorno in cui il retail ‘’tradizionale’’ si sarà estinto, nel rispetto delle nefaste previsione dei primi anni 2000: entro in un negozio, spingendo a mani giunte la pesante porta a vetri all’ingresso.
Pochi passi all’interno e mi fermo incantato ad ammirare gli arzigogoli disegnati dal marmo sul pavimento bianco. Nella sua lucentezza posso persino specchiarmi, illuminato da modernissimi faretti a LED, sostenuti dall’intelaiatura nascosta in un raffinato controsoffitto in cartongesso che li ospita; protetti nei canali sapientemente disegnati dalla mano di un architetto ispirato.
Cammino lento, un passo alla volta, cerco di non far rumore per non interrompere la magia del momento, spostandomi tra un mobile in legno massello intarsiato e le pareti colme di articoli coloratissimi e ben disposti, appesi ed appoggiati sui ripiani.
Inspiro profondamente, assaggio l’energia positiva di questo ambiente. Chiudo gli occhi e passo un palmo della mano a sfiorare delicatamente un maglione di cachemire piegato ed appoggiato sull’isola centrale, sino a che la lana ed i peli della mia mano non iniziano ad interagire in una connessione elettrica delicatamente eccitante.
Da quanto tempo sono li ?
Non lo so, ma ancora non ho incontrato altri come me. Nessuno è venuto a chiedermi se può essermi di aiuto, se ho una necessità specifica che potrebbe soddisfare andando in magazzino a controllare se ve n’è risposta. Il bancone dell’assistenza, in fondo alla stanza, è sguarnito. La cassa appoggiata sembra spiarmi tramite il suo periscopio, invece è solo il display a Led verdi e lo zero che vi è indicato è il suo occhio. Immobile, statico. Inquietante. Perenne.
Disorientato mi siedo, per meglio dire sprofondo, avvolto dall’imbottitura della poltrona in pelle a centro stanza; appoggio la testa allo schienale e guardo avanti, verso la vetrina affacciata sulla galleria. Non è come pensavo, non è come me l’avevano descritta l’apocalisse del retail: fatta di ragnatele, scale mobili cadenti ed atmosfere cupe.
In fondo qui è piacevole; ho un posto in cui stare e sentirmi…., beh si anche se sono uomo, ….sentirmi come Alice nel Paese delle meraviglie.
Qualcuno, è evidente, ha pensato a me, dedicandomi del tempo e delle risorse per garantirmi sensazioni di benessere, come e più che a casa. Facendomi stare bene.
E da qui, in effetti, non vorrei andare via presto. C’è calore, profumo di essenze ed i miei sensi sono alimentati da una serie di touch point esperienziali ben calibrati.
Se tutto è così piacevole, se qualcuno ha progettato un ambiente nel quale io fossi a mio agio, come mai ho perso la connessione con questa realtà ? E’ stata mia la colpa? O forse è solo una linea che si è interrotta, senza che vi fosse una responsabilità precisa, portando ciascuno verso altri percorsi distanti pur se apparentemente paralleli?
C’è una poltrona vuota di fronte a me ed è peccato non riempirla; prendo lo smartphone e chiamo quell’amica, appassionata di modernariato a cui sono legato. Sono certo amerà questo posto.
Appena sblocco lo schermo, tramite l’impronta digitale, l’applicazione social che gestisce l’ecosistema operativo del mio dispositivo mi suggerisce un acquisto, proprio a fianco della scheda con il suo nome e numero di cellulare. Un bellissimo maglione verde, in cachemire in offerta speciale, scontata del 50% rispetto al retail price. É la mia taglia, calcolata sulla base dei miei acquisti precedenti, dei dati biometrici rilevati dagli esami che ho svolto nell’ultimo periodo e che conservo sui server remoti connessi al mio account personale. Ed il colore è il mio preferito, lo stesso che ho fotografato pochi minuti prima per farlo vedere a quell’amica speciale che chiamerò dopo aver fatto il check out dal mio carrello elettronico.
Per dio, sarebbe stato folle non acquistarlo a quella cifra.
Ricevo in tempo reale la conferma dell’avvenuta transazione. Me lo consegnano alle 18.30 a casa, malgrado sia domenica.
Il vendor è lo stesso brand indicato sull’insegna di questo negozio che opera tramite la modalità DTC (Direct to Consumer), che consente alle aziende di vendere i propri prodotti direttamente al cliente finale, bypassando gran parte della filiera distributiva, con un abbattimento dei costi sensibile ed un rapporto diretto con il consumatore. Che in fondo è quello che cerco: spendere meno. Ed il negozio in cui sono entrato mi ha dato esattamente il parametro per un confronto.
Porterò qui la mia amica un altro giorno, tanto questo negozio da qui non si muove.
Sarà lo stesso anche domani, o dopodomani. Immobile, statico. Inquietante. Perenne..

Il retail come lavoro, oggi, nato da una passione che arriva da lontano. Una drogheria della vecchia Milano, dagli alti scaffali in legno ed una coppia di anziani gestori che di ogni cliente conoscevano il nome, il cognome e da quanti giorni non li visitavano.
Un bambino che passava ore come ospite tra i profumi di cioccolato in blocchi immersi in imponenti barattoli di vetro e le confezioni in esposizione di talco Roberts.
Una campanella in ottone ed un avviso sonoro ad ogni ingresso che ricordavano di una opportunità da cogliere ed una pedana retrobanco in legno da calpestare.
In fondo nulla si estingue, cambiano solo i materiali …
Oggi mi occupo di consulenza e sviluppo format per diversi operatori retail (con una specializzazione sul Food Retail) e Real Estate Commerciale. Rivolgo i miei servizi ad aziende e manager che vogliano sviluppare la propria rete in Italia e sui mercati esteri, con la puntigliosità da chi ha maturato una esperienza importante in ambito industriale: dove la programmazione è il fulcro su cui basare la crescita di un progetto e l’attenzione ai dettagli non è un accessorio da banco.
Da ormai diversi promuovo l’ibridazione tra fisico e digitale, sia in ambito progettuale ed architettonico che nella proposta di avvicinamento ed interazione con gli utenti ed appassionati dei brand.