Il Food retail teme la tecnologia e l’esperienza digitale pareggia il fisico.

Il 62% dei ristoranti USA si sente impreparato a un futuro digitale mobile

Considerato che il retail nord americano è notoriamente più innovativo degli operatori della vecchia Europa, il dato reso pubblico da Oracle Food and Beverage che fa seguito ad una ricerca che ha coinvolto 279 leader nel food retail USA, è ancora più allarmante e certamente numericamente importante qualora la stessa ricerca venisse condotta in Italia.

Aldilà degli auspici di gran parte degli operatori di ristorazione, idealmente disponibili ad un largo uso delle tecnologie digitali per la conversione tra i diversi sistemi di erogazione del servizio, solo il 48% si è sentito pronto a sfruttare le innovazioni disponibili, secondo un sondaggio condotto da Oracle Food and Beverage.

Lo studio, che ha intervistato 279 leader nel settore alimentare e delle bevande che hanno utilizzato la tecnologia mobile durante l’estate 2018, ha rilevato che il 62% degli intervistati ha espresso dubbi sulla propria capacità di tenere il passo con la velocità dei cambiamenti della tecnologia mobile. Più della metà (il 59%) ha ammesso di avere avuto dubbi sulla propria capacità di affrontare efficacemente l’aggressività dei propri concorrenti digitali.

“Per rimanere attinenti a un pubblico in rapida evoluzione, i ristoranti devono agire rapidamente per modernizzare la propria strategia e offerta mobile”, ha affermato Simon de Montfort Walker, vicepresidente senior e direttore generale di Oracle Food and Beverage. “Oggi, l’esperienza che un cliente ha in ordine online o da un touch screen può essere altrettanto essenziale come se stessero ordinando nel negozio.”

I risultati hanno evidenziato la necessità per i ristoranti di adottare tecnologie mobili e di back-end per aumentare il valore dello scontrino, ruotare i tavoli più velocemente e consentire l’upsell.

Ridurre i costi e risparmiare tempo equivale a maggiori ricavi, grazie anche alla riduzione del personale di servizio ed alla ottimizzazione delle scorte e dei rifornimenti, favorendo inoltre la possibilità di una snella gestione dell’offerta del menu ed offerte dedicate quando c’è un eccesso di inventario.

L’eccesso di offerta, anche nel nostro mercato, ha viziato i consumatori che oggi non decidono più solamente in base alla qualità del cibo; ciò che spinge la loro lealtà è la customer experience totale che nasce dalla facilità dell’ordine alla velocità della consegna, dai pagamenti veloci e senza soluzione di continuità ad un’esperienza personalizzata.

L’86% degli operatori ha affermato che le app mobili aumentano la loro velocità di servizio e di conseguenza il fatturato.
Il 93% ha dichiarato che le app rivolte agli ospiti migliorano l’esperienza utente, promuovono la fedeltà e guidano il business ripetuto
L’82% ha dichiarato che le partnership con servizi di consegna di terze parti come Uber Eats contribuirebbero a far crescere la propria attività.

Nella analisi di questi dati, provenienti come detto in precedenza dal mercato USA, non bisogna dimenticare le sostanziali differenze che esistono tra la proposta ristorativa di origine Nord Americana, costituita prevalentemente di cibo industriale la cui ricetta consiste nell’assemblaggio degli elementi, e quella Europea con una tradizione ed una trasformazione delle materie prime in prodotto servito completamente diversa.

Osserviamo però ad una progressiva semplificazione delle abitudini culinari delle giovani generazioni che, se da un lato non hanno imparato le basi della cucina italiana, dall’altro con la scusa di una società liquida e multiculturale stanno orientando le proprie scelte di consumatori verso prodotti non elaborati, che vedono nel take away e nel delivery la filiera perfetta dal ristoratore alla tavola. Non per niente i Poké, il Sushi ed i prodotti di McDonald’s a tutt’oggi si confermano i prodotti leader nelle sacche di Deliveroo e Glovo.

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